Interviste, articoli nei media

Graffiti – trasmissione per giovani su Radio ARA: Il museo “Guerre et Paix” (Novion-Porcien, Francia); Marcia per la pace di Anselmo Malvetti

Il 17 luglio 2019, durante la trasmissione “Graffiti” sulle onde di Radio ARA, Max Bartholmé e Anselmo Malvetti, attuale studente e ex-studente del Lycée de Garçons d’Esch-sur-Alzette (Lussemburgo) e entrambi membri della nostra associazione, hanno raccontato le loro impressioni della visita del 6 luglio al museo “Guerre et Paix” a Novion-Porcien, nei pressi di Sedan nelle Ardenne francesi. Nella seconda parte della trasmissione, Anselmo ha spiegato l’itinerario e le motivazioni del cammino che farà quest’estate, dal lago di Ginevra fino al Mediterraneo, a favore delle vittime della guerra nell’est dell’Ucraina. La regia della trasmissione è stata affidata a Adrien Ries, la conduzione a Claude Pantaleoni.

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Ciò che ha colpito di più Max e Anselmo è l’aspetto didattico chiaro e facilmente comprensibile della visita guidata. Viene spiegato bene perché e come sono legate tra loro le tre grandi guerre del 1870, del 1914-18 e del 1939-45. Le varie tappe del percorso all’interno del museo illustrano gli attori principali che portarono alle guerre e, soprattutto, come i soldati muoiono per delle cause nazionali e nazionalistiche che vengono dettate loro o che sono costretti a difendere fino alla morte. Per le tre guerre, il museo si focalizza innanzitutto sulle principali nazioni nemiche, francese e tedesca. Ma soprattutto, a loro è piaciuto il museo perché vuole mostrare quanto le popolazioni delle Ardenne francesi hanno sofferto durante quelle tre guerre.

I giovani insistono sul fatto che il museo mostra bene i cambiamenti nell’arte di fare la guerra, come nel caso delle suddette guerre, che si svilupparono in Europa nell’arco di settant’anni (tra il 1870 e il 1945): ad esempio, si notano i cambiamenti delle uniformi, le innovazioni delle armi, l’importanza degli spostamenti motorizzati, la propaganda e la fabbricazione industriale delle armi.

Ogni volta, le frustrazioni dei vinti spingeranno questi ultimi a cercare vendetta e a recuperare territori persi nella guerra precedente. La visita del museo aiuta a capire il legame tra quei tre conflitti maggiori nella cosiddetta Grande Regione (un’area geografica che include il Saarland, la Renania-Palatinato, la Lorena, il Lussemburgo, la Vallonia).

Nell’ultima parte della trasmissione, Anselmo Malvetti spiega il suo progetto di compiere un cammino per la pace da fine luglio a fine agosto 2019. Avendo scoperto recentemente il piacere di fotografare bei paesaggi e di sentirsi libero camminando sulle montagne, Anselmo ha deciso di unire l’utile al dilettevole. Ecco perché vuole camminare dal lago di Ginevra fino alle sponde del Mediterraneo. Vuole dimostrare anche che ci sono giovani che non possono farlo, perché il loro paese è in guerra oppure occupato militarmente, come è il caso nell’Ucraina dell’est. Le migliori foto che scatterà durante il cammino per la pace serviranno per fare un calendario che sarà venduto a fine anno a favore delle vittime della guerra nell’Ucraina dell’est. Ognuno può seguire Anselmo nel suo percorso connettendosi su Instagram (eefalt@photography) o su Facebook (@eefaltontour).

 

 

Interviste, articoli nei media

È possibile una nuova guerra in Europa?

Robert Goebbels, membro del partito operaio socialista lussemburghese, ex-ministro lussemburghese e membro del Parlamento Europeo per 15 anni, è stato l’invitato della trasmissione “Graffiti” del 23 maggio 2019 su Radio ARA. L’intervista è stata condotta da Charel Schmitz, studente al Lycée de Garçons d’Esch-sur-Alzette. Lo studente Bob Wagener ha assicurato la parte tecnica. I due studenti sono anche membri della nostra associazione che opera per la Pace e contro la guerra in Europa. L’invito del politico è stato fatto a seguito della lettura di due articoli pubblicati sul Tageblatt nel 2018 e nel 2019, nei quali Goebbels prevede un futuro politico difficile per la vita degli europei. Inoltre, spiega anche i vari problemi politici e sociali che possono condurre a una nuova guerra in Europa e/o a un nuovo conflitto mondiale.

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Per Robert Goebbels è improbabile che oggi le nazioni dell’Unione Europea si facciano la guerra. La UE è il frutto degli sforzi intrapresi dopo la Seconda Guerra Mondiale per formare un progetto di pace europeo. È una conquista da difendere e da preservare. Però, secondo l’ex-eurodeputato, questioni importanti come la finanza o l’entrata in guerra di un Paese della UE restano nelle competenze dei singoli stati. La UE non può interferire su questi affari importanti. Inoltre, ogni pace non si può fare in Europa senza l’accordo e la collaborazione del Parlamento Europeo, nel quale i grandi partiti politici si devono mettere d’accordo.

Goebbels ripete a più riprese durante l’intervista che nota oggi situazioni analoghe al tempo che precedeva le due Guerre mondiali, soprattutto la Prima. Come al tempo della morte del principe ereditario dell’Impero austro-ungarico nel 1914, Goebbels ritiene che un incidente del genere sia ancora possibile e che possa scatenare un nuovo conflitto. Al contrario, secondo lui sarebbe escluso un attacco militare di un Paese europeo verso un altro.

L’Europa strappata a est

Interrogato sul significato di una frase di uno dei suoi due articoli «la Prima guerra mondiale non è ancora vinta», Goebbels spiega che cosa significa che l’umanità, fino a oggi, non ha ancora stabilito una vera pace sulla terra. Vede anche «rinascere» l’antico antagonismo che opponeva il blocco sovietico al mondo occidentale, mentre con la caduta del Muro di Berlino il mondo occidentale credeva che fosse ricucita la frattura che divideva l’Europa in due campi contrapposti. È questo il caso della Polonia e dell’Ungheria che privilegiano i propri interessi economici e puramente nazionalisti (ad esempio, approfittare della manna pecuniaria della UE) alle spese di una politica solidale e sociale nello spirito dell’Unione Europea. Per Goebbels è un ritorno alla situazione del XIX secolo, quando gli Stati-nazione si confrontavano. Tuttavia, il caso più allarmante è quello del Regno Unito, che ha deciso di lasciare la UE con la Brexit. Goebbels vede in questa UE solo muri contro le «leggi» che giganti economici come Google, Microsoft, ecc. vorrebbero dettare ai popoli europei. Solo la UE sarebbe capace di esigere e di imporre delle regole di buona condotta. L’invitato rimarca dunque il proprio disaccordo con tutti i partiti politici che vorrebbero un’Europa delle nazioni e dei nazionalismi. Questa Europa porterebbe a delle nuove guerre, come ha ben osservato François Mitterrand, ex presidente francese. Donare tutto il potere a Salvini o a Orban non è la via da seguire. L’Europa deve poter parlare a una sola voce, anche per ciò che riguarda le nuove migrazioni e i rifugiati delle guerre, che devono poter beneficiare della nostra solidarietà europea. Durante gli anni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale, l’Europa è riuscita a integrare 25 milioni di immigrati. Perché non dovrebbe riuscire ora a integrarne un milione?

Disinteresse democratico – nuova guerra

Robert Goebbels vede un’altra minaccia per la pace in Europa nel disinteresse di molti europei per andare a votare e prendere posizione sulle questioni che li riguardano. Un terzo dei britannici non ha votato per la Brexit e questo non è una buona evoluzione per la democrazia in Europa. Ma questo disinteresse di molti europei è anche il risultato di uomini e donne della politica che non sanno parlare agli elettori e alle elettrici di ciò che li riguarda.

Interrogato sull’occupazione dei territori della Georgia, della Moldavia e dell’Ucraina, da parte della Russia di Putin, Goebbels ritiene che sia un riflesso della difesa di questi paesi autocrati davanti all’avanzata della NATO nei Paesi dell’Europa dell’est.

In conclusione, la pace non si può mantenere in Europa se non si ha il rispetto delle libertà degli uni e degli altri. L’acquisto di molte armi in Europa, oggi, non è un bene, perché questo potrà portare a dei conflitti militari. Secondo Goebbels, se ci dovesse essere una Terza guerra mondiale, questa si svolgerà nel cyberspazio, nello spazio (guerra tra satelliti) o sul fondo del mare, con la distruzione delle fibre che veicolano tutte le informazioni che fanno girare la nostra economia. Allora sarà la fine della nostra civilizzazione.